Il 3 dicembre, al Palacongressi di Rimini, facciamo il punto sui 15 anni di vita della classificazione internazionale del funzionamento. nell’ambito del Convegno internazionale ANFFAS. ICF permette la descrizione del funzionamento e della disabilità secondo una prospettiva bio-psico-sociale, interattiva ed evolutiva, considerandole come l’insieme di “aspetti positivi e negativi dell’interazione tra un individuo con una condizione di salute e i propri fattori contestuali”.
Tuttavia, sebbene tale prospettiva innovativa sia molto convincente, l’uso pratico della classificazione non è stato finora uniforme, incisivo, governato. La questione più rilevante da prendere in considerazione è la confusione che si è andata consolidando tra ICF come classificazione e ICF come strumento di valutazione. Tale confusione ha fatto sì che si è potuto pensare che bastasse la classificazione per descrivere la condizione delle persone con disabilità in relazione al contesto e che tale descrizione permettesse di per sè di riformare la modalità per determinare la disabilità.
La grande novità che ICF ha introdotto, relativa alla crucialità dei fattori ambientali e personali per descrivere e a volte spiegare la condizione di disabilità, non si è ancora chiaramente e utilmente tradotta in una sua compiuta adozione a livello nazionale e nella produzione di dati uniformemente raccolti e sufficientemente robusti a riformulare le statistiche, i programmi e le politiche sulla disabilità.