ICF e UNC: nuove prospettive per la psichiatria

La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute è una classificazione che ha diversi scopi e può essere utilizzata in discipline e settori diversi

ICF e UNC: nuove prospettive per la psichiatria

Messaggiodi francesco.gongolo il mer dic 09, 2009 5:03 pm

Il convegno “I processi della psichiatria - Un percorso tra storia, attualità e futuro” si è tenuto presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Trento lo scorso 4-5 dicembre con il . L’evento ha permesso una riflessione sull’evoluzione della psichiatria negli ultimi 100 anni, attraverso le diverse fasi delle conoscenze, i cambiamenti culturali e le diverse modalità organizzative dei percorsi di cura.
Partendo dall’analisi delle incongruenze attualmente esistenti in tema accertamento dell’invalidità civile e handicap, per quanto concerne la salute mentale, il convegno ha permesso di analizzare le prospettive future dell’assistenza psichiatrica anche nell’ottica dei diritti delle persone con disabilità.
La salute mentale è definita come uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e maturare con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni.
Questa definizione se da un lato rende irrinunciabile un’analisi dei fattori socio-economici ed ambientali che determinano la malattia, mette anche in evidenza i limiti di un sistema allocativo che, basandosi su etichette diagnostiche, è massimamente inadatto a comprendere le esigenze di condizioni di salute che per loro definizione vanno lette assieme ai fattori contestuali che contribuiscono a realizzarle.
La classificazione ICF adotta, in un’ottica positiva, il funzionamento come costrutto per descrivere la condizione di persona con disabilità: si tratta di considerare la disabilità come concetto di sistema (interazione persona ambiente), coerentemente con la definizione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Solo in quest’ottica, dove i fattori ambientali sono ricompresi nella valutazione, è possibile leggere nel modo più completo la capacità di eseguire compiti e il coinvolgimento nelle situazioni di vita quali elementi fondamentali della condizione di persona con disabilità. Spostando il ragionamento sul funzionamento piuttosto che sulle sole etichette diagnostiche, ICF è in grado di fornire indicatori per comprendere nel senso più profondo la disabilità delle persone con disturbi mentali proprio perché si tratta di condizioni che per definizione vanno lette assieme ai fattori contestuali che contribuiscono a realizzarle.
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Re: ICF e UNC: nuove prospettive per la psichiatria

Messaggiodi matteo_pontoni il gio dic 10, 2009 7:09 pm

credo anche che l'ICF sia particolarmente utile in ambito della salute mentale anche perchè è particolarmente adeguato a quegli approcci riabilitativi mirati alla creazione di contesti "abilitanti" che caratterizzano la filosofia dei Progetti Riabilitativi Personalizzati.

mi chiedevo, e Vi chiedo, se esistono studi che analizzino l'effetto a lungo termine del contesto su performance e capacità.

Cioè, consideriamo una persona che ha delle limitazioni in alcune capacità ma non delle rispettive performance, grazie ad esempio all'effetto facilitatore del vivere in una comunità.
Al termine del suo percorso riabilitativo, la sua capacità cambia?
Se sì, il contesto potrebbe esser stato riabilitativo?
altrimenti potrebbe essere autoreferenziale?

Con tutte le cautele nel evitare di trarre conclusioni causali (che credo siano distanti dalla logica del funzionamento), l'ICF potrebbe esser utilizzato per descrivere situazioni come l'esempio che ho riporto precedentemente?
matteo_pontoni
 
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Re: ICF e UNC: nuove prospettive per la psichiatria

Messaggiodi francesco.gongolo il ven dic 11, 2009 9:23 am

L’utilizzo di ICF nell’ambito dei processi riabilitativi è stato oggetto di molti studi. Un articolo che mi pare interessante nell’ottica da Te suggerita, può essere “Operationalizing The International Classification of Functioning, Disability and Health in Clinical Settings”a cura di G. Reed et al. Si tratta del risultato di una collaborazione tra diversi istituti di ricerca coordinati dall’American Psychological Association e apparso su Rehabilitation Psychology nel 2005. Gli Autori ritengono appunto che il funzionamento (nell’accezione sistemica di ICF) sia un indicatore migliore, rispetto alla diagnosi, sia per comprendere i bisogni di cura, sia per valutare gli outcome terapeutici. La questione fondamentale, a mio avviso, sta nel definire, mediante parametri operativi, la neutralità del setting clinico, in modo da poter rendere apprezzabili, in modo affidabile e riproducibile, le variazioni di capacità. Ecco quindi che gli Autori indicano come essenziale l’adozione di un manuale procedurale che specifichi un approccio standard nel setting clinico: nell’articolo si rende conto dello stato di avanzamento dei lavori di preparazione, da parte dell’APA, di un "Procedural Manual and Guide for a Standardized Application of the ICF", uscito in una prima versione (bozza) ed utilizzato per alcuni field trials riportati nell’articolo stesso. Non sono al corrente di una versione definitiva anche se so che su alcuni codici il dibattito è, ad oggi, ancora molto acceso. Uno strumento, ispirato alla logica di ICF è il WHODAS II http://www.who.int/icidh/whodas/index.html un protocollo che ricostruisce un profilo di funzionamento esplorando sei domini di attività e partecipazione e giungendo ad un punteggio espressione, nell’intenzione dei redattori, di una condizione di disabilità. Permette di identificare bisogni di cura, di individuare il tipo di intervento da adottare in una particolare condizione, di monitorare cambiamenti di funzionamento nel tempo e quindi di valutare l’efficacia clinica degli interventi terapeutici. Ci sono diverse esperienze anche in Italia sull'applicazione di questa scheda ed è in preparazione la versione italian del manuale. L’esperienza italiana più vasta in tema di ICF è quella coordinata dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia nell’ambito di un progetto CCM triennale che ha coinvolto 9 Regioni e che si conclude questo mese di dicembre 2009: riguarda l’adozione di un protocollo ICF per la valutazione della condizione di persona con disabilità. L’analisi statistica dei dati raccolti sarà presentata a maggio 2010, ma alcune considerazioni preliminari sui primi protocolli raccolti ha permesso di fare alcune ipotesi circa l’utilizzo di ICF per disegnare il tipo di interventi sociosanitari di sostegno alle persone con disabilità. Nell’articolo Towards a common disability assessment framework: theoretical and methodological issues for providing public services and benefits using ICF di C. Francescutti et al in pubblicazione su Disability and Rehabilitation del 21 dicembre 2009, è presentato un algoritmo di classificazione delle interazioni tra persona e ambiente, una sorta di albero decisionale che permette di scegliere tra diversi tipi di intervento a sostegno del funzionamento nel caso di persone con disabilità. I risultati saranno comunque accessibili sul sito del Centro Nazionale Controllo e Prevenzione Malattie http://www.ccmnetwork.it/prg_area5_disabilita_FVG.
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